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ACLI CHIVASSO

C’est l’argent qui fait la guerre.

(Di Questi Tempi 301)

Grande responsabilità hanno i giornalisti nel formare l’opinione pubblica. Ma come sempre le cose non sono così trasparenti. Devi sapere, ma secondo la vulgata ufficiale. Però c’è sempre chi è più monarchico del re.

Se Pansa un bel giorno si è fatto una giravolta mentale, per riscattare la zona grigia degli italiani a guerra finita, è lui fuori di penna. E ha pure venduto un certo numero di libri. In Italia tutto è possibile.

Mieli fa le fusa mieloso a Israele. Nobilita persino l’idea nefasta di costruire una nuova Gaza residenziale, dove rinchiudere i palestinesi rimasti. Invece su Putin spara a zero. Riarmo incalza.

Giannini, elegante spadaccino antigovernativo, quando si dovrebbe parlare di genocidio, usa tremebondo il fioretto: non saprei, non me ne intendo. Avrà parlato con il suo direttore? Lascia che sia.

Persino Michele Serra va con il piedino di piombo a pronunciare il nome infausto.

Chi va oltre tutti è Mancuso, il revisore del pensiero filosofico. Ma come si fa ad associare nazismo con sionismo? Non si fa. Piuttosto osate a chiamare le cose per nome. Così si rasenta l’antigiudaismo. Sarebbe come dire

che Net agisce con in mano la Torà. Lo puoi pensare, non lo puoi dimostrare. Tra l’altro il rapporto del mondo ebraico con i propri testi sacri non è sospetto di fondamentalismo, perché non sono presi alla lettera. Sono oggetto di molteplici interpretazioni.

Però in un battito di ali ecco, che improvvisamente i giornaloni hanno sdoganato la parola vietata. Perché da alcune nazioni europee sarà dato il via libera al riconoscimento dello stato palestinese. Niente paura per l’Italia. La Mieloni si segnala come al solito un gatto di marmo. Beati gli ultimi.

Dulcis in fundo. Se i giornali considerassero quanti giornalisti sono morti nell’esercizio del loro dovere, sarebbero meno compatti sul tema del riarmo. O no? Ma c’est l’argent qui fait la guerre.

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