Caro Gesù, non credo, proprio per nulla, ai nostri Natali,
anzi, penso, che sono una profanazione
di ciò che veramente il tuo Natale significa.
Costellazioni di luminarie impazzano per città e paesi
fino ad impedire la vista del cielo.
Sono città senza cielo le nostre, da molto tempo ormai!
Ed è un mondo quasi senza infanzia.
In questi giorni, il bambino di molte nostre case,
sei solo tu, Gesù, ma sei un bambino di gesso!
Nulla di più triste dei nostri presepi:
in questo mondo dove nessuno attende più nessuno.
E tanto meno te, intendo il Gesù vero,
quello che realmente non troverebbe
un alloggio ad accoglierlo.
Perché per te, cioè per il Cristo vero,
quello dei: “Beati voi poveri e guai a voi ricchi”,
quello dei: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”,
per te dunque non c’è posto nelle nostre case,
anche se le tue insegne pendono da tutte le pareti.
Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo:
che non faccia male a nessuno e non disturbi;
un Cristo che sia secondo i gusti di questa nostra società consumistica.
Un Cristo appena ornamentale;
non un segno che attendiamo ancora, che cerchiamo oltre.
Eppure vieni, Gesù: non puoi non venire, tu che ci ami.
Vieni là dove non si esclude nessuno
dove insieme si divide il pane, pur nel poco che uno possiede;
Vieni nelle nostre case cosi piene di cose inutili, e cosi spiritualmente vuote;
Vieni a consolarci, siamo tutti lontani, smarriti, soli
nè sappiamo chi siamo o cosa vogliamo.
Vieni, Signore, vieni sempre!
(David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992), è stato un presbitero, teologo, filosofo, scrittore, poeta e antifascista italiano, membro dell’ordine dei Servi di Maria.)





